Il 2024 ha portato dei cambiamenti per quanto riguarda la “no tax area” per i lavoratori dipendenti in Italia. Chi non sarà obbligato a pagare alcune tasse quest’anno? Proviamo a capire meglio di cosa si tratta
La nuova riforma fiscale ha introdotto in questo avvio di 2024 un cambiamento della cosiddetta “no tax area”, equiparando di fatto la soglia per i lavoratori dipendenti e i pensionati in Italia.
Stiamo parlando della soglia di reddito massima entro la quale i contribuenti italiani non sono tenuti a pagare le tasse, una facilitazione sicuramente non di poco conto.
Entriamo più nello specifico e vediamo meglio di cosa si tratta.
Cosa rappresenta la no tax area
La no tax area rappresenta un concetto di fondamentale importanza quando si parla di materia fiscale.
Essa è strettamente connessa ai principi di equità fiscale e sostenibilità economica e il suo obiettivo primario è quello di alleviare la pressione fiscale sulle fasce di popolazione caratterizzate da redditi particolarmente bassi.
In Italia, la no tax area si applica quindi a una specifica porzione di reddito derivante da lavoro o da pensione e rappresenta un’area in cui l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (l’Irpef) non viene applicata, dal momento che essa viene annullata dalle detrazioni spettanti per il lavoro dipendente, autonomo o il reddito da pensione.
Ripercorrendo gli ultimi dieci anni, è possibile notare come la no tax area abbia subito varie modifiche in questo lasso di tempo, con l’intendo principale di adattarsi alle esigenze socio-economiche del momento.
Fino al 2015, per esempio, la soglia di reddito al di sotto della quale l’Irpef non era dovuta per i pensionati era inferiore rispetto a quella stabilita per i dipendenti.
Successivamente, l’approvazione della Legge di Stabilità nel 2016 ha portato a un’importante equiparazione, con la no tax area per i pensionati over 75 fissata a 7.750 euro all’anno, così come quella dei lavoratori dipendenti (per i pensionati under 75 è rimasta invece a 7.500 euro, ndr).
Un successivo accordo tra il Governo e le parti sociali ha esteso poi dal 2017 l’equiparazione anche ai pensionati under 75, assicurando che pensionati e dipendenti potessero quindi beneficiare della stessa soglia di esenzione fino al 2022.
Due anni fa la no tax area è però stata toccata nuovamente, con la soglia di reddito necessaria per non pagare le tasse sui redditi da pensione che ha superato quella prevista per i lavoratori dipendenti.
Un modello che è rimasto in vigore fino 31 dicembre 2023, data successivamente alla quale si sono iniziati a percepire i cambiamenti introdotti dalla nuova riforma fiscale.
L’importante novità del 2024
La riforma fiscale del 2024 ha omogeneizzato la soglia della no tax area a 8.500 euro sia per i lavoratori dipendenti che per i pensionati.
È opportuno evidenziare che non esiste però una singola no tax area, dal momento che le soglie variano in base alla tipologia di contribuente.
Tra lavoratori autonomi e dipendenti ci sono, per esempio, delle differenze.
La variazione delle soglie, inoltre, si presenta anche a seconda delle imposte considerate, come nel caso delle tasse universitarie (eliminate per gli studenti rientranti in una specifica fascia ISEE) o dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (la già citata Irpef).
È importante però sottolineare come i redditi compresi nella no tax area non siano esenti dall’Irpef (anche le somme che rientrano nella no tax area sono soggette a tassazione, ndr), seppure, grazie al meccanismo delle detrazioni, le tasse dovute vengano annullate.
Cosa ha portato alla creazione di una no tax area
A istituire per la prima volta in Italia la no tax area è stato l’articolo 2 della Legge 289 del 2002.
L’obiettivo era quello di escludere l’applicazione di una tassazione per tutti coloro i quali percepivano redditi al di sotto della soglia di sussistenza.
Nella sua forma iniziale, la no tax area non prevedeva quindi una formula matematica utile a ottenerne il calcolo, ma funzionava bensì come una deduzione dal reddito imponibile complessivo, fino a una soglia specifica.
Come abbiamo visto in precedenza, il passare degli anni ha portato poi i Governi a modificare e ridefinire la no tax area, attraverso, per esempio, l’introduzione di detrazioni per lavoro dipendente, autonomo e da pensione, consentendo che tali detrazioni diminuissero al crescere del reddito.
Si è giunti così alla forma di no tax area attuale, la quale prevede, all’interno di determinate soglie di reddito, che le detrazioni stabilite per ciascuna tipologia di reddito possano azzerare l’imposta dovuta.
Ciò detto, è importante sottolineare anche che, quando l’imposta viene annullata grazie alle detrazioni, il contribuente non ha alcun diritto a un rimborso delle tasse, dal momento che tali imposte non sono state versate.
Per questo motivo, chi si trova all’interno della no tax area viene definito “incapiente”, poiché non ha la capacità fiscale di richiedere rimborsi sull’Irpef, non avendone effettuato il versamento e, di fatto, non potendo usufruire delle detrazioni sulle spese sostenute.
Detrazioni da lavoro e da pensione
Dal 1° gennaio 2024 sono entrate in vigore nuove soglie per quanto riguarda la no tax area, con cifre pari a:
- 8.500 euro per i redditi da pensione.
- 8.500 euro per i redditi da lavoro dipendente.
- 5.500 euro per i redditi da impresa o da lavoro autonomo.
Queste diverse soglie di reddito legate alla no tax area esistono in quanto diverse sono anche le detrazioni sulla tipologia di reddito percepito.
Possiamo quindi affermare che sono esattamente quest’ultime a determinare la soglia della no tax area, la quale varia così tra lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati.
È importante anche notare che fino al 31 dicembre 2023, per redditi fino a 15.000 euro, era prevista una detrazione da lavoro dipendente di 1.880 euro.
Se consideriamo la no tax area dei lavoratori dipendenti (8.174 euro) e calcoliamo l’imposta da versare su di essa, otteniamo infatti un risultato di esattamente 1.880 euro.
Ciò significa che, fino a un reddito di 8.174 euro, le detrazioni da lavoro dipendente a favore del contribuente eliminavano completamente l’imposta dovuta.
Lo stesso principio si applicava e si applica ancora oggi per i redditi da pensione, per i quali sono previste detrazioni più consistenti, pari a 1.955 euro.
Per tutti i contribuenti (autonomi, dipendenti e pensionati, ndr), le detrazioni fiscali riducono quindi gradualmente l’imposta dovuta, con le stesse che, quando si rientra in specifici limiti di reddito, hanno addirittura il potere di annullare completamente le imposte.
Tale situazione si verifica quando l’imposta dovuta è pari o inferiore alle detrazioni da lavoro (o pensione) spettanti.
La soglia di reddito entro la quale non si devono pagare le tasse dipende perciò dalle detrazioni spettanti.
La nuova Legge di Bilancio ha portato quindi a un’equiparazione delle detrazioni spettanti per i redditi da pensione e per quelli da lavoro autonomo, con l’intento del Governo a guida Giorgia Meloni che è quello di avvicinarsi il più possibile a un’equità fiscale orizzontale.
Tradotto: stesse tasse per tutti.
È esattamente ciò che l’esecutivo vorrebbe raggiungere presto con la tanto discussa flat tax, la quale oggi è prevista solamente per quei contribuenti che aderiscono al regime forfettario.
Per ora, la novità del 2024 per quanto riguarda la no tax area è quella che vede il passaggio delle detrazioni da lavoro dipendente dai 1.880 euro previsti fino al termine dello scorso anno ai 1.955 euro attuali (stessa soglia dei pensionati, ndr).
Una variazione che, come abbiamo visto, ha permesso così di equiparare la no tax area dei lavoratori dipendenti a quella dei pensionati (8.500 euro, ndr).