Quello del collezionista di ossa della Magliana è uno dei casi di cronaca nera più famosi del nostro Paese: scopriamo cosa è successo.
Quando sentiamo l’espressione “collezionista di ossa”, la prima cosa che ci viene in mente è il film con protagonista Angelina Jolie. Eppure, gli appassionati di cronaca nera potrebbero avere un riferimento diverso, cioè quello al caso del collezionista di ossa della Magliana. Quest’ultimo è uno dei casi di cronaca nera più noti e interessanti del nostro Paese, che ha preso avvio nel luglio 2007 per poi protrarsi per molti anni.
Il 31 luglio di quell’anno le autorità sono intervenute in via della Pescaglia, in zona Magliana, per spegnere un incendio che poi si è scoperto essere doloso. Dopo aver domato le fiamme sono avvenuti due fatti a dir poco peculiari: il ritrovamento di un marsupio, con tanto di documenti appartenenti a un certo Libero Ricci, e il ritrovamento di uno scheletro umano pressoché completo.
Inutile dire che le indagini sui resti umani presero subito il via. Dapprima si pensò che potessero appartenere proprio a Libero Ricci, scomparso senza lasciare traccia il 31 ottobre 2003. Per questo la famiglia dell’uomo scomparso fu contattata e si effettuarono alcuni test del DNA sui figli del signor Ricci. Le analisi, sorprendentemente, nel 2010 diedero esito negativo: le ossa non appartenevano a Ricci.
In seguito, dunque, fu aperta un’indagine allo scopo di scoprire la provenienza di quelle ossa. Le analisi di laboratorio effettuate di lì in poi portarono alla luce una verità molto macabra. Esse appartenevano a ben 5 soggetti differenti, tra cui 3 donne, rinominate F1, F2 ed F3 e 2 uomini, M1 ed M2. La cosa ancora più inspiegabile è che la morte dei soggetti si faceva risalire a un arco temporale molto lungo, che andava dal 1989 al 2006.
Negli anni le autorità hanno avanzato diverse ipotesi. Si è pensato ad esempio a un necrofilo o a un ladro di tombe, che lo ha ricomposto in modo certosino grazie ad alcune competenze anatomiche. Poi si è pensato a un serial killer, ma l’ipotesi è stata scartata perché mancano alcuni elementi. Ad esempio la ripetitività delle azioni (che si sono apparentemente fermate nel 2007).
Tante idee e poche certezze. Una è il fatto che il teschio e la spina dorsale di F1 appartenessero a una donna legata da un vincolo biologico di parentela con la mamma di Libero Ricci. Tale Rebecca Moscato, morta nel 1987. Il caso è stato archiviato nel 2011 e ad oggi può essere considerato uno degli irrisolti più celebri della nostra cronaca.
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