L’ombra del serial killer dietro tre omicidi che non hanno un colpevole tra le province di Siena e Firenze: un mostro ancora libero?
Due omicidi avvenuti nel Chianti, tra il 1993 e il 1997, hanno visto come vittime due donne toscane, insieme al figlio di una di queste. Le tre vittime sono state uccise da mano ignota e ancora oggi a oltre trent’anni di distanza dal primo duplice omicidio nulla sappiamo su chi sia stato. La zona che riconosciamo come quella dell’antica Etruria, dunque, nasconde ancora segreti inconfessabili.
In queste settimane, si è tornato a parlare del duplice omicidio di mamma e figlia nel borgo di Gradoli, grazie a una trasmissione televisiva. I corpi delle due donne non sono mai stati ritrovati. Una trentina di chilometri dista questo paesino nei pressi del lago di Bolsena da Orvieto, dove da anni si cerca di fare piena luce sulla morte di Davide Barbieri, i cui resti vennero trovati anni dopo la sua scomparsa.
Tre omicidi senza colpevole: chi sono le vittime di un presunto nuovo mostro di Firenze
Dalla zona di Orvieto, si era ritrovata a Roma, dove è morta, una ragazza di 17 anni, del cui caso si è occupata anche la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Bisogna spostarsi invece nelle zone di confine tra le province di Firenze e Siena, per gli altri due casi di cronaca, lontani nel tempo e che per molti sono collegati ai misteri del mostro di Firenze. Il primo è quello di Milva Malatesta e suo figlio Mirko.
I corpi di madre e figlio furono rinvenuti carbonizzati in una Panda incidentata nel 1993, mentre quattro anni dopo la taxista Alessandra Vanni venne strangolata nel mezzo sul quale lavorava. Quello che fa pensare al mostro di Firenze è in particolare il delitto di Milva Malatesta, che è figlia di Renato Malatesta e di Maria Antonietta Sperduto, due nomi che a chi non conosce le vicende connesse a Pietro Pacciani dicono poco.
Renato Malatesta morì suicida nel 1980 ed era amico di Pacciani, il quale a sua volta avrebbe avuto una relazione con la Sperduto. Ad anni di distanza, si sostenne che Malatesta non si sarebbe ucciso e più di recente, Luciano Malatesta, fratello di Milva, ha chiesto la riapertura del caso della morte della sorella e del suo nipotino, sostenendo la tesi della relazione coi delitti del mostro di Firenze.
Contestualmente, la morte di Milva Malatesta e del figlio viene collegata appunto a quella di Alessandra Vanni: in entrambi casi, sul posto viene ritrovato del materiale, ovvero tracce di DNA compatibili con due profili genetici, di cui uno corrispondente a un uomo, che oggi ha 62 anni e che all’epoca dei due omicidi viveva a Castellina in Chianti, dove viveva anche la tassista.