
VITERBO – «A marzo la Provincia non avrà più i soldi né per erogare servizi ai cittadini, né per pagare gli stipendi del personale grazie alla legge di stabilità del Governo Renzi che taglia il 70,54% delle risorse destinate al territorio».
E’ la situazione a tinte fosche, ma purtroppo reale, che il presidente Marcello Meroi ha evidenziato questa mattina nell’ambito di una conferenza cui hanno partecipato alcuni sindaci della Tuscia, i dirigenti scolastici degli istituti di secondo grado, le rappresentanze studentesche, le associazioni di categoria, i sindacati ed il personale dell’ente che, dopo aver annunciato nei giorni scorsi lo stato di agitazione, ha poi occupato la sala del Consiglio provinciale in segno di protesta.
«Di fronte all’impossibilità di ricollocare i dipendenti in esubero entro la data del 31 dicembre 2014 – spiega Meroi – il Governo si è inventato una proroga al 31 dicembre del 2016. Fino a quella data tutto il personale a tempo indeterminato resterà in carico alle Province. Peccato però che contemporaneamente sia stato confermato il taglio del 70,54% delle risorse. Dove troveranno le Province i soldi per pagare gli stipendi se non dichiarando il default?».
Non va meglio per ciò che riguarda l’erogazione dei servizi. «Alle Province – ricorda Meroi – resteranno la manutenzione delle opere stradali, l’edilizia scolastica e le funzioni legate ad ambiente e mobilità. Dovremo continuare quindi a garantire il regolare svolgimento dei servizi in quarantasei istituti di secondo grado. Anche qui, con quali risorse? Il Governo ha concesso ai comuni la possibilità di sforare il patto di stabilità per far fronte agli interventi di messa in sicurezza delle scuole, facoltà però che, nonostante le nostre reiterate sollecitazioni, non è stata concessa alle Province. Perché gli studenti che frequentano gli istituti provinciali dovrebbero godere di minori diritti rispetto a quelli delle scuole materne, elementari e medie?».
Meroi è passato poi ad illustrare la situazione economica e finanziaria dell’ente: «La Provincia di Viterbo vanta crediti per 13 milioni di euro nei confronti del Ministero dell’Interno che non ha mai potuto riscuotere. Lo stesso Ministero però ci ha sottratto tre milioni di euro attraverso un prelievo forzoso sugli incassi dei bolli Rca, togliendoci quindi una delle due uniche entrate di cui il nostro ente può beneficiare. In pratica non ci versa quanto ci è dovuto, ma ci sottrae altre risorse anziché compensare la situazione come sarebbe
logico fare. Inoltre vantiamo altri 27 milioni di credito nei confronti della Regione e altri quattro dei comuni per la quota spettante alla Provincia sull’ammontare della Tarsu. Anche questi fino ad oggi non siamo riusciti a riscuoterli». «Infine – spiega – non potremo nemmeno utilizzare l’avanzo d’amministrazione, almeno fino a quando non avremo materialmente incassato i crediti vantati riequilibrando la situazione. Nonostante ciò la Provincia di Viterbo è una delle poche in Italia ad avere i conti in ordine e ad aver rispettato il patto di stabilità».
«Non si stanno smantellando le Province – attacca ancora il Presidente – qui si sta smantellando il territorio, privandolo dei servizi fondamentali. Una situazione questa che è comune a tutte le amministrazioni provinciali italiane, come dimostra l’assoluta identità di vedute fra tutti i presidenti di qualunque parte politica. Fino a quando resterò in carica posso assicurare che non lasceremo nulla di intentato, ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte ad una situazione drammatica e, al momento, senza grandi prospettive di risoluzione. Qui è in gioco il futuro del territorio nella sua globalità, sono in gioco i diritti dei cittadini, degli studenti, dei lavoratori di questo ente. Se da parte del Governo non ci saranno modifiche sostanziali alla legge di stabilità e non saranno previsti finanziamenti alle Province, saremo costretti a dichiarare fallimento in pochi mesi. Altro che il tanto sbandierato risparmio di tre miliardi entro il 2017 di cui il premier Renzi parla con grande enfasi; non sarà necessario arrivare al 2017, probabilmente non andremo oltre la primavera del 2015. Le Province salteranno, ma a saltare sarà in realtà l’intero sistema degli enti locali e per mano di chi nel proprio curriculum politico amministrativo, ha avuto anche l’onere di rappresentare un’amministrazione provinciale».