In un’intervista, il cantante Pupo si racconta a 360 gradi, dal gioco d’azzardo alla bigamia, passando per Putin e i funerali di Vittorio Emanuele.
Il prossimo anno festeggerà il mezzo secolo di carriera, ma nel frattempo non si ferma un attimo: Pupo, nome d’arte dell’aretino Enzo Ghinazzi, come si definisce lui “figlio del postino di Ponticino”, tra un paio di giorni si esibirà al Teatro Colosseo di Torino. Sarà una delle tappe del tour dal titolo eloquente: “Su di noi. La nostra storia”. Una storia che esplose a fine anni Settanta con “Gelato al cioccolato”.
Il brano, scritto da Cristiano Malgioglio, è tutto un programma ed è diventato un brand, ovvero una gelateria che si chiama proprio così, aperta una decina di anni fa. In un’intervista al Corriere della Sera, il cantante ne ha davvero per tutti, e spiega come il suo nuovo spettacolo sarà anche un dialogo col suo pubblico, a cui racconterà di quelli che sono gli aspetti più controversi della sua vita.
Dalla bigamia alla ludopatia, Pupo racconterà infatti “come riesco a vivere da 35 anni con due donne, per esempio; o come ho fatto a perdere 130 milioni di lire in una sola notte al Casino di Saint-Vincent”. A proposito di ludopatia, il cantante non risparmia critiche a Nicolò Fagioli e a Sandro Tonali, i calciatori squalificati perché accusati di giocare d’azzardo, vicende che nulla avrebbero a che vedere con la sua.
“Sarebbe come paragonare il ciclismo di Coppi e Merckx ai velocisti di oggi”, dice Pupo appellando i due calciatori come “ragazzi disgraziati” che scommettono e rovinano le loro carriere “per noia”. Lui invece spiega di essersi indebitato fortemente “con il poker vero, all’italiana, che era una metafora della vita”. In ogni caso, il cantante ammette che in queste storie non esiste un finale positivo.
Dopo il live di Torino, Pupo sarà poi a Mosca per un concerto di beneficenza e anche qui rigetta le critiche, sottolineando come ci sia “troppa ipocrisia in giro” e come lui si ritenga in realtà un uomo di pace, che dà il suo contribuito alla causa attraverso la musica. “Soffro a ogni città ucraina che vedo bombardata, le conosco bene, ho cantato nei loro teatri”, evidenzia.
Infine, spazio all’amicizia con Emanuele Filiberto, che con lui e il tenore Luca Canonici cantò al Festival di Sanremo del 2010 un brano che fece molto discutere, dal titolo “Italia, amore mio”. Il membro di Casa Savoia ha sofferto la morte del padre Vittorio Emanuele di recente, ma Pupo – pur manifestandogli vicinanza – ha rivelato di essere stato presente ai funerali, dove forse nemmeno lo avrebbero fatto entrare.
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