PADOVA – “Ancora una volta, guardando dentro alcune aule di tribunale, sembra quasi che in Italia gli unici ad avere diritti da difendere siano quelli che commettono reati e non chi li subisce essendo magari costretto, suo malgrado, ad esercitare la violenza per difendersi. E, del resto, cosa aspettarsi da un sistema in cui ciò che va più di moda è criminalizzare continuamente e immotivatamente proprio gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine?”.
Questo il commento di Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di polizia, alla notizia della condanna a due anni e otto mesi di reclusione del tabaccaio di Correzzola (Padova) che nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2012 sparò e uccise un ladro, un moldavo di 23 anni, che aveva sfondato la vetrina della sua tabaccheria derubandolo. L’uomo era accusato di eccesso colposo in legittima difesa, ma lo stesso pubblico ministero, alla fine, ne aveva chiesto l’assoluzione. Il tribunale, invece, ha emesso una decisione opposta, ed ha inoltre disposto un risarcimento di 325mila euro nei confronti della madre e della sorella dell’immigrato.
“Continuiamo a ripetere – insiste Maccari – che chi perde la vita avendo scelto di commettere un reato con tutto ciò che questo comporta, è l’unico vero colpevole della propria morte. Non si può davvero pensare che in certe situazioni chi subisce la violenza altrui possa sapere davvero cosa ha in mente chi lo sta aggredendo, né che possa saper usare la fredda razionalità di un esperto di diritto per sapere cosa possa e cosa non possa fare per difendere se stesso, la propria famiglia, i propri beni. Chi viene aggredito ed ha paura si difende… il più delle volte.
E’ umano, è praticamente inevitabile. Lo sarebbe per chiunque, persino per il giudice che ha ritenuto di punire un uomo che stava trascorrendo una delle sue consuete giornate pacifiche, in tranquillità, in legalità, facendo il suo lavoro, senza avere di certo come hobby il tiro al bersaglio contro i ladri. E adesso? Adesso se il povero tabaccaio non ha perso durante la rapina la vita e il lavoro per colpa di una persona che ha scelto consapevolmente di delinquere, perderà comunque tutto ciò che ha, o che probabilmente non ha se non è un milionario, per risarcire i parenti del suo rapinatore”.
“Oltre tutto – aggiunge Maccari – quando sappiamo bene che se è un delinquente immigrato a subire una condanna e a dover risarcire la vittima del suo crimine quest’ultimo non vedrà mai neppure l’ombra di un centesimo… esattamente come capita, guarda caso, anche a noi quando vinciamo (sistematicamente) cause contro criminali che ci causano i danni più vari e non otteniamo mai e poi mai alcun vero risarcimento. A pensarci bene – conclude Maccari ironico -… chi l’ha detto che il crimine non paga?”.