Mary Poppins non è più un film adatto a tutti. L’iconica pellicola diventa vietato ai minori perché considerato discriminatorio a causa di una parola.
La storia della cinematografia è segnata da pietre miliari che hanno rappresentato uno spartiacque o una innovazione rispetto all’industria -soprattutto quello hollywoodiana- riuscendo ad influenzarla. Pensiamo al primo film sonoro, Il cantante di Jazz del 1927, o a Quarto Potere di Orson Welles e Roma città aperta di Rossellini, ma anche il più recente Dunkirk che propone una nuova estetica del cinema bellico.
Mary Poppins, uscito nel 1964, è uno dei primi musical ibridi; in un’epoca oggi in cui va tanto di moda il live action, la pellicola diretta Robert Stevenson è tra le prime che unisce il live action appunto all’animazione. A suo modo una pietra miliare che ha saputo influenzare la produzione e trasposizione dei musical e che rappresenta anche uno di quei classici del genere non si può non aver visto almeno una volta nella vita.
A 60 anni esatti dall’uscita nelle sale, Mary Poppins diventa però un film vietato ai minori. L’era del politicamente corretto colpisce questo ennesimo classico della Disney. Sotto accusa proprio una delle scene e battute più canticchiate del film, ora considerata discriminatoria.
“Contiene un linguaggio troppo discriminatorio“, così la Bbfc -ovvero la British Board of film classification- definisce oggi Mary Poppins, e per questo motivo si consiglia di vietare la visione ai minori di 12 anni o quantomeno si suggerisce una visione accompagnata dagli adulti.
Sotto accusa ci finisce una delle scene più famose del film: quella degli spazza camin. Per il comitato è troppo aver usato la parole ottentotti che all’epoca era usata dai bianchi europei per indicare le popolazioni nomadi del sud Africa. Non solo il linguaggio perché per gli esperti a rincarare la dose ci pensa anche la scena in sé con Dick Van Dyck e colleghi hanno il volto sporco della fuliggine dei camini.
Ma sotto accusa ci finisce anche la figura dell’Ammiraglio Boom, il veterano che pensa di essere ancora al comando della sua nave e che utilizza la parola incriminata per ben due volte. In questa occasione nulla ha potuto la mente risolvi problemi della magica Mary, il film passa dalla dicitura U (ovvero universal, per tutti) a PG alias parental guide e, quindi, alla visione consigliata con gli adulti.
Non è la prima volta che film pietre miliari come Mary Poppins finiscono sotto accusa perché considerati discriminatori. Lunghissima è la lista proprio dei classici Disney, non vietati ma sicuramente rivalutati: dagli Aristogatti a Dumbo, passando per Il libro della giungla a Peter Pan.
Uno dei casi più eclatanti ha però riguardato Via Col vento. Sullo sfondo delle proteste per l’uccisione di George Floyd da parte di un agente della polizia, i sostenitori del politicamente corrente hanno colpito il mondo del cinema e in particolare questa pellicola. Razzista nel linguaggio e con la presenza di pregiudizi etnici e razziali. Peccato che Via col vento sia solo la rappresentazione della società americana e di un particolare periodo storico, quella della guerra civile tra nord e sud del paese, dove di certo il razzismo la faceva da padrone.
Quello che forse fu davvero razzista nel caso di questo film, fu impedire a Hattie McDaniel (alias Mami, ndr) prima attrice afroamericana a vincere un Oscar, di entrare al Kodak Theatre per ritarare la sua statuetta. C’erano le leggi razziali, ma quello non era un film, ma la vita vera.
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